Vi presento Adriano Liloni, un passionale ingestibile Sovversivo del Gusto

Vi presento Adriano Liloni, un passionale ingestibile Sovversivo del Gusto

Oggi vi presento Adriano Liloni, un “Sovversivo del Gusto”

Sovversivo del Gusto

Ricordo la prima volta che l’ho conosciuto, me lo avevano segnalato per il suo locale a Moniga del Garda, “I Sovversivi del Gusto”. Più che un locale, una vetrina per la promozione del territorio.

Adriano Liloni ti vuoi presentare a chi ancora non ti conosce?
Sono un passionale ingestibile; ho creato tout court questa associazione partendo dalla mia zona, la Vallesabbia e il Garda.

Adriano, mi spieghi chi sono i Sovversivi del Gusto?
Sono un piccolo gruppo di valligiani produttori di formaggi, di mieli e di vini. Tutto è nato in sordina con raduni serali. Poi, il 2 Luglio del 2006 in un mio momento di pazzia affittai l’isola del Garda e creai il primo evento con tanto di battello.

Che scopo vi prefiggete raggiungere?
Lo scopo era di riunire produttori della zona. In seguito infiltrazioni giornalistiche hanno portato ad un effetto domino che neanche immaginavamo, come la presentazione del primo volume dei Sovversivi a Milano al programma di RAI Radio 2 di Vergassola. Gli eventi continuano, ed annualmente vengono ripetuti in location diverse.

Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato?
Le difficoltà ci sono state e ci sono tuttora. Non essendo collegati a grandi movimenti ed essendo assolutamente autonomi, nelle galassie della comunicazione enogastronomica non è poi così facile. Nonostante questo il secondo volume dei Sovversivi del Gusto ha raggiunto Parigi e per un caso fortunatissimo ha vinto il Cookbook Awards per la fotografia di settore, un premio internazionale di grande rilievo.

Come vedi l’Italia dei piccoli-medi produttori in questo momento? E cosa pensi possano fare nell’immediato le Istituzioni competenti?
Le istituzioni competenti? Quali? Quelle statali? Aspetta e spera, l’Italia non è paese da piccoli artigiani e piccoli imprenditori. Per quanto riguarda gli aiuti si preferiscono fare progetti faraonici per grandi aziende.

Raccontami del tuo locale, Il Pegaso. Com’è nato ?
E’ nato nel dicembre del lontano 1987, dopo varie esperienze lavorative nel settore siamo sbarcati, io e mio fratello, in questo locale che dopo ben docici gestioni fallimentari stava chiudendo i battenti. Tanta volontà, pochi soldi e tante idee, un mix pericoloso che dura quasi da un quarto di secolo. Abbiamo puntato tutto su una cucina alternativa di monte e di mare con ricette di nostra creazione. Anni di percorso in salita ed impegno, eppure siamo ancora qua nonostante la grande crisi nel settore. Clienti storici che ritornano, siamo praticamente invecchiati assieme. Alcuni di loro hanno fatto qui le loro cerimonie di cresima o addirittura di battesimo, me li sono visti crescere anno dopo anno. Una fidelizzazione che ci gratifica e che ci da la forza di andare avanti.

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