L’estate sta finendo ( no non sono né i Righeria, né Panariello) ma questa, ahimé, è una triste realtà. Come ogni anno mi ritrovo, con un velo di malinconia, a pensare a tutti i più bei momenti estivi vissuti. Non posso non dedicare quindi
qualche riga ad una serata nella quale, grazie ad un misunderstanding, ho scoperto un grandissimo vino che sicuramente mi accompagnerà durante l’inverno.
Una sera come tante mi reco in un ristorante di pesce il cui proprietario, mio amico, cerca sempre di farmi assaggiare vini nuovi. Quella sera non ero in vena di fare nuove scoperte, quindi chiedo al cameriere un vino che mi era piaciuto molto qualche sera prima: Evoluzione, della Cantina Cinque Scudi (di cui vi racconterò di più prossimamente). Dopo pochi secondi eccolo tornare con una bottiglia del tutto diversa tra le mani: “Ecco, Eruzione giusto?”. No, non era giusto affatto, però se il destino aveva condotto da me quella bottiglie dovevo assaggiarlo per forza.
Eruzione 1614 è il nuovo progetto della cantina Planeta (ricordiamo della stessa azienda vini eccezionali come lo Chardonnay o il loro Sicilia Bianco Cometa). Il nuovo arrivato si distacca completamente dai suoi predecessori in quanto non punta su sensazioni dolci, burrose e calde. Le uve Carricante (insieme ad una piccolissima parte di Riesling al 5%) rispecchiano appieno la freschezza e la mineralità tipica del suolo in cui crescono. Esse vengono raccolte dalla vigna di Sciara Nuova, dove si arrestò, nel 1614, l’eruzione dell’Etna più lunga di tutti i tempi, durata 10 anni.
Ho iniziato a studiarlo incuriosita appena mi è stato versato. Dal colore mi aspettavo qualche cosa di molto leggiadro, fruttato, sicuramente sapido ma di certo delicato. Lui dal canto suo se ne stava li, giallo pallido, con qualche timido riflesso verdolino, si faceva i fatti suoi. Appena ho iniziato a roteare il bicchiere per capirlo meglio è stato subito chiaro che non era affatto riservato come voleva sembrare. Mi ha subito pizzicato il naso con note di mela verde acerba che si andavano a nascondere dietro sensazioni più dolci di miele di acacia. Continuandolo ad ossigenare ha deciso di pavoneggiarsi regalandomi un mix di sentori minerali, mentolati, leggermente floreali e stuzzicanti sensazioni citrine. Ormai mi aveva rapita con la sua vivace freschezza.
Una volta rotto il ghiaccio, al palato si è elegantemente aperto mostrando un lato morbido sorretto da una spiccatissima sapidità che secondo dopo secondo si alternava ad una dolcezza sempre presente.
Da tenere a mente l’annata: 2012. Pensate tra qualche anno cos’altro potrà regalare. Assolutamente strabiliante se abbinato con una battuta di gamberi rossi crudi (basti solo pensare al dolciastro dei crostacei contrapposto alla sua sapidità), o a dei crostini con burro e alici.
Ah dimenticavo, unico difetto: può causare dipendenza.