Sognando Champagne

Sognando Champagne

Andando avanti nel mio viaggio “virtuale” nella regione Champagne sto scoprendo dei prodotti semplicemente eccezionali in grado di regalare emozioni fortissime ed indimenticabili. Questa volta vorrei parlarvi di due Champagne che ritengo siano realmente la vera definizione di terroir.

Andando avanti nel mio viaggio “virtuale” nella regione Champagne sto scoprendo dei prodotti semplicemente eccezionali in grado di regalare emozioni fortissime ed indimenticabili.  Questa volta vorrei parlarvi di due Champagne che ritengo siano realmente la vera definizione di terroir.

 

Il primo: Champagne Vilmart et Cie – Cellier d’Or 2007

Direttamente da Rilly la Montagne, questo immenso millesimato è la quintessenza del Biodinamico, basti pensare che dal 1890 la famiglia Vilmart non compie nessun intervento dannoso in vigna. Non vengono usati fertilizzanti chimici, diserbanti o pesticidi per cercare di mantenere viva l’armonia tra uomo, terra e vigne. Nei loro 11 ettari di Premier Cru la famiglia coltiva 60% di Chardonnay e 40% di Pinot Noir, con piante che vanno dai 35 ai 50 anni d’età (quest’ultime usate esclusivamente per la produzione di Coeur de Cuvée).

All’occhio il Millésime 2007 risulta intensamente dorato con un’effervescenza finissima. Il naso viene rapito da un’austera e complessa personalità che regala eleganti note di erbe aromatiche, mandorle tostate, gesso, cannella e gelsomino. In bocca è di una pulizia e linearità stravolgente, la mineralità che esprime è quasi pungente e grazie ad una inequivocabile tecnica l’effervescenza regala una sensuale cremosità. Persistenza? E’ un vino immortale. Un capolavoro simile, in queste settimane di pioggia continua, è uno sprazzo di effervescente solarità, illumina l’anima facendoci dimenticare per un attimo problemi, ansie e tristezze.

 

Il secondo: Champagne Père et Fils – Fleury 1996

In questo caso ci troviamo in una zona diversa, in Cote des Bar, però il motto della maison è simile a quello della famiglia Vilmart, ovvero “l’arte della naturalezza”. Famiglia operativa dal 1929, producono una vasta gamma di Champagne in 25 ettari, ognuno con un suo carattere ben specifico ed inconfondibile, tutti assolutamente biodinamici.

L’annata 1996 è stata definita potente, ricca e grassa. Oltre a contenere uve importanti, il nostro Fleury effettua 15 anni di maturazione sulle fecce prima di essere imbottigliato. Appena versato nel bicchiere ha un colore scuro, oro con riflessi ambrati. Al naso è tra gli Champagne più interessanti che abbia mai analizzato; un vortice di aromi al thè verde, orzo, liquerizia dolce e mandorle fresche. Impossibile non infatuarsene perdutamente. In bocca incanta, nasce leggermente marsalato poi all’improvviso cresce drasticamente regalando una sapidità poderosa che mi ha lasciato doloranti le ghiandole salivari! Mineralità eccezionale, un vino serissimo grazie ad una sapienza tecnica estrema. In questo caso il ruolo delle bollicine è quasi marginale, se non fosse uno Champagne sarebbe comunque un vino eccezionale.

Sogno di abbinare queste due opere d’arte con dei tagliolini al tartufo bianco e scaloppe di foie gras.

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