Piccole Perle Toscane

Piccole Perle Toscane

Quest’anno l’arrivo del 2014 l’ho celebrato stappando grandi vini toscani. Non sto parlando dei classici Supertuscan su cui ormai è stato scritto un mondo, come Sassicaia, Tignanello, Ornellaia etc. etc. Parlo di piccole delizie che difficilmente arrivano nelle grosse enoteche cittadine. Vini selvaggi e decisi come la terra da cui provengono. Difficili da trovare ed altrettanto difficili da abbandonare. Vorrei presentarvene due che mi hanno particolarmente colpito e che meritano assolutamente di essere bevuti.

Il primo è dell’Azienda Agricola Poggio al Vento di Mauro Troncon, situata nel grossetano, di nome Sasserino, un Morellino di Scansano D.O.C.G. composto da 4 tipi di Sangiovese (4 mesi in barrique e 2 mesi in bottiglia). Dal bicchiere sale vorticoso al nasosviluppando profumi meravigliosi di sottobosco, sembra di essere immersi in una radura nebbiosa avvolti da un mare di felci, regala poi sensazioni ematiche miste a potpourri, spezie e cuoio. In bocca è deciso, spazza via qualsiasi altro sapore imponendosi prepotentemente, pur rimanendo morbido e vellutato, donando al palato sentori di balsamicità e frutti di bosco. In tavola è una prima donna, pretende di essere protagonista, e glielo si concede con enorme piacere.Un vino che invecchiando sicuramente può dare sempre di più, seppur avendolo in casa rimanga difficile lasciarlo nella bottiglia. Un capolavoro. Personalmente l’ho degustato in un piccolo ristorantino a Sorano (GR), a Roma non l’ho trovato ma su internet si trova il numero della cantina.

Il secondo appartiene all’Azienda Agricola Leuta, a Montepulciano, denominato 1,618, un Merlot D.O.C. Cortona del 2008. Avendo innanzi la bottiglia, il vostro sguardo verrà di certo colpito dall’eclettica etichetta. Sembra di essere tornati bambini e di avere davanti un compito di matematica da svolgere. 1,618, il nome del vino, è il valore ottenuto dal rapporto tra due lunghezze diverse, la più grande è medio proporzionale tra la più piccola e la somma delle due; rapporto aureo. Mai nome dato ad un vino fu più azzeccato, nel bicchiere di fatti ho trovato grande armonia ed equilibrio. La vinificazione del Merlot avviene in acciaio mentre la malolatticaviene svolta in legno. Dopo un invecchiamento di 12 mesi in botti di rovere francese, viene posto per altri due mesi in acciaio per poi riposare in bottiglia per ulteriori 9 mesi. Questa finissima opera d’arte regala al naso profumi di rosa canina, pomodori secchi misti a tabasco e sottili veli di sottobosco e cuoio. Più rimane nel bicchiere e più si apre continuando a mutare elegantemente. In bocca un tannino finissimo, calibrato ad arte, lascia senza parole, mentre il palato viene completamente avvolto da un’infinità di sapori. La persistenza è interminabile e l’equilibrio grandioso. Ho avuto il piacere di assaggiare questo vino insieme al produttore, che sta cercando di farlo arrivare anche a Roma, intanto per ora è possibile contattare la cantina tramite il loro sito web.

 

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