Silex

Silex

I vini di Pouilly e Sancerre, prodotti nella Loira Superiore, sono differenti tra loro, anche se viene utilizzato il Sauvignon o Blanc Fumé, come viene chiamato a Pouilly. Il terreno ne è l’artefice.

Le due zone divise solo dal fiume Loira in alcuni punti hanno un suolo chiamato “Silex” ovvero selce, una roccia sedimentaria composta da silice. La selce si sa è la pietra focaia e Sauvignon piantati nel suolo Silex producono vini con questo sentore, più acri e con un notevole potenziale d’invecchiamento. Tale suolo è più presente a Pouilly che a Sancerre, difatti a Sancerre si trovano vini più immediati e più corposi, mentre a Pouilly vini più minerali che hanno bisogno di essere “aspettati” dopo un lungo affinamento in bottiglia e prima di berli dopo la stappatura. Sembra un gioco di parole ma è il modo più semplice per degustare al meglio un grande Pouilly-Fumé.

Re del Sauvignon e innovatore dello stesso fu Didier Dagueneau, morto nel 2008 in volo sul suo aliante. Ora i suoi 2 figli proseguono l’opera di questo strano vigneron che fu il primo a fare un Sauvignon piantato unicamente su suolo Silex e da qui il nome e l’etichetta sulla bottiglia, ma anche la dicitura “Blanc Fumé de Pouilly”, come appunto lui definì il suo Sauvignon.

Silex 2004.

Tre aggettivi: estremo, introverso, costoso.

Inizialmente c’è stata una lunga lotta con il tappo: morbido, friabile, alla fine è finito dentro la bottiglia a far compagnia all’etichetta e devo dire che faceva “pendant” con entrambe. Ho dovuto quindi scaraffarlo, anche se il 2004 bevuto appunto dopo 10 anni, doveva prender respiro prima di regalare qualcosa.

Il colore oro lucidissimo finalmente risplendeva nel mio calice. Subito si sono rivelati odori forti di idrocarburi sfiorando quasi sentori di petrolio, come se ci fosse un affascinante Riesling della Mosella.

Cerco il Sauvignon e dopo qualche minuto ecco che la sua anima chiusa e impenetrabile si apre alla vita: c’è un agrumato caldo, pompelmo rosa, lime che si alternano alla pietra focaia ora meno invadente. In bocca scivola verticale, molto fruttuoso, vivo, c’è un’acidità un po’ troppo ostentata che non mi lascia una grande piacevolezza ma una curiosa voglia di risentirla di nuovo con un secondo e un terzo e altri assaggi.

Con lui devo dire che c’è stato un odio-amore, una passione travolgente, una fortissima attrazione che si è conclusa solo dopo un’ estenuante attesa, al quale ho dato un dolce addio…

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